Sindrome premestruale

Cos'è la sindrome pre-mestruale?

La maggior parte delle donne in età fertile "avvertono" l'arrivo delle mestruazioni con un insieme di sensazioni difficili da definire. La sindrome premestruale (PMS) non è che l'amplificazione di questo fastidio che diventa patologico quando la sua severità è tale da interferire con la normale attività domestica o lavorativa.

Le manifestazioni della sindrome premestruale sono caratteristiche per ogni donna. Si riscontrano, più frequentemente:

  • irritabilità, tensione emotiva
  • cambiamento d'umore
  • insicurezza
  • crisi di pianto immotivate, manifestazioni depressive
  • aggressività
  • scarsa concentrazione
  • stanchezza
  • tensione mammaria, dolore al seno
  • gonfiore addominale
  • aumento di peso
  • caviglie gonfie
  • mal di testa, emicrania

La sintomatologia non è specifica: molti sintomi sono comuni ad altre patologie. Nella sindrome premestruale la sintomatologia si manifesta, in modo caratteristico, 4-7 giorni prima della mestruazione e migliora o scompare con l'inizio di questa.

Come si fa a sapere se si soffre di sindrome pre mestruale?

Non esistono test di laboratorio in grado di diagnosticare la sindrome premestruale.

Gli esami del sangue e delle urine sono utili per accertare che non vi siano altre cause a scatenare la sintomatologia. La diagnosi di PMS è quindi basata sul carattere ciclico, mensile, della comparsa dei sintomi: compaiono generalmente nella settimana che precede la mestruazione; vi è poi un graduale peggioramento sino alla rapida o graduale scomparsa nel momento in cui si verifica l'evento mestruale. Più raramente il periodo critico può estendersi e i disturbi possono apparire sin dalla metà del ciclo, fino ai primi giorni dopo la mestruazione.
Per la definizione della diagnosi può risultare utile tenere un diario dei sintomi e della loro gravità, registrando le date delle mestruazioni. Il diario dovrebbe essere tenuto per tre mesi consecutivi. Si può fare diagnosi di sindrome premestruale solo se in un mese ci sono almeno dieci giorni senza la presenza di sintomatologia.

Quali sono le cause della sindrome pre mestruale?

Le cause della sindrome premestruale non sono del tutto note. Per molto tempo è prevalsa la teoria dell'iperestrogenismo, di un aumento, cioè, dei livelli di estrogeni nel sangue. E' noto che gli estrogeni determinano un aumento della permeabilità capillare, fenomeno che giustificherebbe molti sintomi della sindrome. Altri meccanismi risultano essere, comunque, ugualmente plausibili. Recentemente è stata avanzata, ma non dimostrata, l'ipotesi di ridotti livelli di serotonina, un neurotrasmettitore la cui carenza spiegherebbe la comparsa di sintomi legati alla sfera emotiva (irritabilità, cambiamento d'umore, depressione).

La sindrome premestruale non è causata da alcuna anomalia degli organi interni femminili né da deficit ormonali.

Quando intraprendere una cura?

Spesso la sintomatologia non è così grave da richiedere un trattamento specifico: la sindrome è, in tal caso, facilmente riconosciuta, anticipata e contrastata dalla paziente stessa.

Per alcune donne, invece, la sindrome premestruale è abbastanza grave da influire sul proprio lavoro, sulla loro vita quotidiana e sulle relazioni sociali. In queste circostanze è utile un approccio terapeutico mirato.

Quali cure sono disponibili?

Confermare la diagnosi e rassicurare la paziente sulla benignità delle manifestazioni è il primo passo da compiere.

Nella valutazione della gravità dei sintomi e dell'efficacia della terapia occorre inoltre considerare il ruolo di alcuni fattori psicologici.

Alcuni trattamenti farmacologici determinano benefici a breve termine ma spesso non danno sollievo per più di qualche mese, a causa del cosiddetto 'effetto placebo'. Il placebo è un trattamento in realtà inefficace che però ha degli effetti psicologici, determinando un miglioramento della sintomatologia soggettiva.

Per dimostrare che un farmaco abbia un effetto maggiore di un semplice placebo sono necessarie specifiche ed accurate valutazioni comparative. Non tutti i trattamenti proposti per la terapia della sindrome premestruale sono stati sottoposti ad una valutazione adeguata in tal senso.

Le pazienti con sintomatologia riferibile a sindrome premestruale dovrebbero inizialmente consultare il medico di famiglia o un consultorio familiare. Casi gravi o difficili, per i quali le cure più semplici non si sono rivelate efficaci, potranno essere successivamente valutati dallo specialista endocrinologo o ginecologo e, in casi specifici, da uno psichiatra esperto nel trattamento della sindrome.

La terapia terrà conto della natura e della gravità dei sintomi. In molti casi un semplice cambiamento nella dieta e nello stile di vita, la riduzione del consumo di alcol e di caffeina, oltre che delle sigarette, renderanno i sintomi premestruali più sopportabili.

I farmaci utilizzati nel trattamento della sindrome premestruale hanno differenti meccanismi d'azione e presentano varia efficacia. Solitamente si ricorre a:

 

Vitamina B6
Nota anche come piridossina. Raccomandata, come sintomatico, nel trattamento dei sintomi legati alla sfera emotiva alle dosi di 300-500 mg al giorno. Dosaggi elevati per periodi prolungati possono determinare alterazioni a carico delle fibre nervose.

Bromocriptina e cabergolina
Utili quando il sintomo principale è rappresentato dal dolore al seno.

Diuretici
Impiegati per il trattamento dell'edema da aumento della permeabilità capillare, danno sollievo alle caviglie gonfie. Non alleviano il gonfiore addominale che non è causato dalla ritenzione idrica ma dal rilassamento e dalla distensione muscolare della parete addominale. L'assunzione di diuretici deve avvenire solo sotto prescizione medica: l'utilizzo a dosi inadeguate e per periodi prolungati può determinare un aggravamento del quadro clinico.

Antidepressivi
La fluoxetina, un farmaco inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI), sembra presentare una notevole efficacia nel trattamento della PMS con gravi manifestazioni depressive, irritabilità e variabilità dell'umore. Gli effetti collaterali del farmaco possono talvolta rappresentare un problema.

Progestinici 
Largamente prescritti, hanno effetti collaterali relativamente lievi. Una ipotesi non più accreditata faceva ritenere che la causa della sindrome premestruale fosse una condizione di insufficienza luteale (o iperestrogenismo relativo). Secondo tale ipotesi il progesterone era, cioè, prodotto in quantità insufficiente a contrastare l'effetto degli estrogeni a livello dei tessuti periferici. Più recentemente è stata accreditata l'ipotesi di un alterato metabolismo del progesterone, con una alterazione dei livelli di pregnenolone nella fase luteinica.

Pillola contraccettiva
L'azione contraccettiva degli estroprogestinici si esplica mediante l'inibizione della secrezione ipofisaria di gonadotropine e, quindi, dell'ovulazione: si determina, pertanto, una sorta di blocco funzionale dell'attività endocrina dell'ovaio.

Danazolo
E' un derivato sintetico del testosterone; inibisce il rilascio delle gonadotropine, senza esplicare, tuttavia, attività estrogenica e progestinica. Sono stati riportati fenomeni di tossicità epatica in corso di trattamento con danazolo.

Estrogeni
La somministrazione di estrogeni, per via orale, per mezzo di cerotti a rilascio transdermico o tramite gel da applicare sulla cute, inibisce la produzione degli ormoni sessuali.

Analoghi del GnRH
Dopo una breve fase di stimolazione della secrezione di gonadotropine, della durata di circa una settimana, esercitano un effetto inibitore con soppressione della funzionalità ovarica e annullano la sintomatologia legata alla sindrome premestruale. Possono essere somministrati per un periodo limitato, non superiore a sei mesi. Sono farmaci molto costosi.

Dispositivo intrauterino medicato
Utilizzato come metodo contraccettivo, inserito nell'utero, rilascia piccole dosi di ormone progestinico. L'uso del dispositivo generalmente determina una riduzione del flusso mestruale. Può essere usato in combinazione con gli estrogeni.

 
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Data ultimo aggiornamento: 17 maggio 2024