Da più parti viene segnalato un netto decremento della salute sessuale e riproduttiva, specialmente nella civiltà occidentale industrializzata, non solo per quanto concerne il genere umano, ma anche per alcune specie animali, qualora esse siano esposte in un ambiente ecologicamente malsano.
L’ambiente in cui oggi viviamo influisce negativamente come “fattore di rischio riproduttivo”, sia per quanto riguarda la fertilità in generale, sia in riferimento al “prodotto di concepimento” che ne consegue.
Radiazioni, inquinamento alimentare, alti forni nell’industria, estrogenizzazione delle carni, eccesso di idrocarburi ad azione estrogenosimile nell’ambiente e persino l’inquinamento acustico, nonché fumo, caffè, alcool e droghe, darebbero ragione dell’alto aumento dell’infertilità maschile nel terzo millennio.
L’ età matrimoniale della coppia si è innalzata oltre i 30 anni, per cui alcune cause esterne possono influire negativamente per più tempo sulle gonadi (inquinamento ambientale ed alimentare, estrogenizzazione delle carni, flogosi croniche da malattie sessualmente trasmissibili...)
E' necessaria la prevenzione soprattutto nel periodo infantile ed adolescenziale: la presenza, ad esempio, di una condizione di criptorchidismo o di un varicocele possono infatti dimostrarsi fattori causali di infertilità maschile. Lo stesso dicasi per le flogosi delle vie seminali che se non opportunamente curate possono portare a patologie riproduttive nel maschio.
Allo stato attuale, salvo alcuni casi particolari (infezioni, varicocele, carenze ormonali) molte terapie andrologiche per l’infertilità sono per lo più sintomatiche e non eziologiche.
Ciò perché, a parte la conoscenza ancora incompleta, la “ricognizione diagnostica della fertilità dell’individuo” avviene, in genere al momento del desiderio di paternità e, quindi, spesso a distanza dell’evento patologico causale della dispermia.