Rischio nutrizionale nel paziente anziano

I quadri clinici ed i fattori socioeconomici che favoriscono uno stato di malnutrizione nel soggetto anziano sono vari.

Cause di ipoalimentazione nell'anziano sono rappresentate dalla presenza di abitudini alimentari non corrette, dalla monotonia della dieta che porta a repulsione verso il cibo;  dalla solitudine, che induce la perdita del desiderio di cibo, dalla riduzione dell'appetito in condizioni di forte stress emotivo (es. morte di un congiunto).

L'inabilità fisica, le turbe mentali e depressive e, di frequente, le scarse possibilità economiche sono ulteriori fattori di insufficiente assunzione alimentare.

Cause secondarie di deficit nutrizionale sono: la masticazione insufficiente (inadeguate protesi dentarie), il malassorbimento, l'etilismo cronico, la scarsa esposizione alla luce solare, l'aumento delle richieste metaboliche come nelle neoplasie e nelle malattie infettive, e, qualche volta, l'assunzione indiscriminata di farmaci, di cui l'anziano é forte consumatore.
I farmaci possono interferire sopprimendo l'appetito, interferendo con l'assorbimento dei nutrienti per alterazioni del pH e del transito gastro-enterico, interferendo sui nutrienti stessi modificandoli, bloccando le attività enzimatiche.

Alcune evidenze dimostrano che la carenza nei soggetti anziani di alcuni fattori nutritivi può avere un ruolo nella perdita delle funzioni cognitive e nell'insorgenza di turbe del comportamento.

Anche la funzionalità del sistema immunitario è modulata da fattori nutrizionali: l'immunodeficienza è frequentemente legata allo stato di malnutrizione; si evidenziano spesso in tale situazione alterazioni del sistema del complemento; le IgE risultano elevate, IgA e gli anticorpi di mucosa agli antigeni virali sono usualmente ridotti.
I soggetti in età avanzata malnutriti sono suscettibili in misura maggiore alle infezioni: gli effetti sulla componente immunitaria dipendono dall'intensità della malnutrizione e dalla sua durata. Le risposte immuni cellulo-mediate risultano alterate nei pazienti che presentano perdite di peso elevate (oltre il 15%) anche se talora il livello di proteine seriche risulta conservato.

Nei pazienti ospedalizzati la malnutrizione è un fenomeno grave e diffuso, ma la nutrizione parenterale ed enterale migliorano nettamente la prognosi di tali pazienti. Anche l'utilizzo dell'integrazione nutrizionale per os migliora il decorso clinico e riduce il tempo medio di degenza.
Il ripristino dello stato nutrizionale determina la ripresa dei pazienti con ritorno frequente alle condizioni di autonomia e di normale comportamento: le migliorate condizioni di nutrizione consolidano lo stato di salute dell'anziano permettendogli un più facile inserimento sociale e familiare.

Il futuro dell'anziano dimesso dagli ospedali è però spesso denso di rischi carenziali: la malnutrizione calorico-proteica è la causa più frequente di riammissione ospedaliera aspecifica, non dovuta, cioè, a patologie definite.
L'indicatore predittivo più frequentemente correlato a tale tipo di ricovero è stato evidenziato nei bassi livelli di albumina.
Non è ancora ben definito il tempo ottimale necessario per modificare il rischio legato alla malnutrizione e le modalità più efficaci.
È ormai accettato il principio che si possa sensibilmente diminuire la morbilità degli anziani semplicemente provvedendo a nutrirli in maniera più completa.

In ambito extra-ospedaliero è necessario proporre al paziente diete specificatamente mirate al recupero del peso suggerendo un'alimentazione variata e possibilmente gradita, con l'eventuale utilizzo razionale di integratori nutrizionali bilanciati ed arricchiti in micro e macro nutrienti.
La categoria più esposta é quella dei pazienti anziani operati per neoplasie o traumi, ma sono moltissimi i soggetti a rischio di carenze che possono migliorare con una adeguata strategia nutrizionale la loro qualità di vita; in particolare tale strategia può evitare una riammissione ospedaliera "aspecifica".


Sovrappeso e obesità
Il diabete
Le dislipidemie
Steatosi e steatoepatite metabolica

Data ultimo aggiornamento: 1 settembre 2024